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Principali risultati scientifici (aggiornato a 2009)
Il percorso scientifico del candidato ha avuto come sottofondo analitico la ripresa dell’approccio degli economisti classici proposta da Piero Sraffa e le critiche alla teoria marginalista in tema di teoria del capitale, impostazione applicata a diversi temi di analisi e politica economica.
In ordine cronologico, dalle meno alle più recenti, le ricerche condotte hanno riguardato i seguenti temi:

  1. Teoria ed analisi empirica dei processi di innovazione tecnologica.La parte più originale di questo filone di analisi ha riguardato la classificazione dei diversi settori industriali a seconda delle modalità del progresso tecnico. Tale filone prende spunto dall’economista inglese (recentemente scomparso) Keith Pavitt dell’Università del Sussex. L’innovazione metodologica più importante è stata nell’impiego delle tecniche di analisi multivariata su dati italiani per la costruzione di tassonomie dei settori, ripreso poi da altri autori, e lo studio dei flussi innovativi fra industrie.
  2. Metodo delle posizioni di lungo periodo.Com’è noto, una versione della moderna teoria dell’equilibrio economico generale si basa sul metodo degli equilibri temporanei originata da Hicks in Valore e Capitale (1939). Alcuni economisti hanno criticato gli equilibri temporanei come una via per aggirare, senza risolvere, i problemi di teoria del capitale e come poco utili all’analisi e la politica economica, difendendo la nozione tradizionale degli equilibri o posizioni di lungo periodo, adottata da Smith, Ricardo, Marx sino a Wicksell, Marshall ecc.. La nozione tradizionale è stata però criticata come poco realistica in economie caratterizzate da progresso tecnico. Rifacendosi alla lezione degli economisti tradizionali (Classici e neoclassici), ed a quelle più recenti di Alchian, Salter e Sraffa, il contributo [5] ha difeso il realismo della nozione di posizioni di lungo periodo, ed anzi la sua rilevanza per l’analisi del progresso tecnico. Esso ha dato luogo, fra l’altro, ad uno scambio con i proff. Alessandro Roncaglia de “La Sapienza” e Edward Nell della “New School of Social Research” di New York sulle pagine di Review of Political Economy.
  3. Relazione fra progresso tecnico e crescita economica nella teoria della crescita endogena.Il lavoro svolto ha consentito di mettere in luce le ragioni ultime dell’emergere della teoria della  crescita endogena in ambito neoclassico. Scopo ultimo di questa è di stabilire un nesso fra propensione al risparmio e tasso di crescita del reddito, nesso presente nel modello di Harrod e che, paradossalmente, si perse con quello di Solow. Già negli anni ’60 autorevoli economisti avevano individuato i meccanismi da introdurre nel modello di Solow per ‘endogenizzare’ la crescita, poi ‘riscoperti’ sul finire degli anni ’80. Nel primo periodo la natura ad hoc (poco plausibile) di tali meccanismi condusse a non attribuir loro grande rilevanza, mentre negli anni ’80 è prevalso un atteggiamento opposto.
  4. Relazione fra progresso tecnico e crescita economica in modelli Classico-Keynesiani.La validità della teoria Keynesiana è in genere circoscritta la breve periodo. Due scuole di pensiero si differenziano e cercano di estendere la rilevanza della domanda aggregata per spiegare la crescita economica: la scuola ‘post-keynesiana’ di Cambridge e quella Sraffiana. Nell’ambito del secondo filone è stato sviluppato un modello che riprende il modello del supermoltiplicatore di Hicks individuando nelle spese autonome il motore della crescita.
  5. Analisi economica dei sistemi pensionistici e dei processi di invecchiamento della popolazione.L’analisi ha riguardato: (i) la natura economica del sistema a ripartizione, a partire dalla controversia fra Samuelson e Abba Lerner, e, muovendo da questa, delle recenti riforme ‘contributive’; (b) le fondamenta della proposta dei sistemi a capitalizzazione nella teoria neoclassica del capitale; (c) il dibattito sulla transizione da ripartizione a capitalizzazione (un punto originale ha qui riguardato l’applicazione dei risultati della controversia sulla teoria del capitale); (d) il dibattito in Italia sul passaggio alla capitalizzazione, anche attraverso l’impiego del TFR (critiche decisive sono state sollevate a proposito delle proposte di Castellino-Fornero, Modigliani-Ceprini ed altri); (e) le conseguenze economiche dei processi di invecchiamento in una economia di mercato movendo dall’approccio di Kalecki.
  6. L’analisi dello stato sociale nella teoria Classica della distribuzione. L’analisi delle pensioni ha condotto a delineare, sebbene in maniera ancora preliminare, una impostazione alla tematica dello Stato Sociale alternativa all’Economia del Benessere. L’intervento pubblico non è visto come volto ad emendare ex-posti ‘fallimenti del mercato’, ma come terreno del conflitto distributivo

In un ruolo più marginale, sebbene non privo di risultati apprezzabili ed apprezzati, va collocata l’analisi dell’esperienza del Dottorato di ricerca in Italia, didattica, scientifica e in relazione al mercato del lavoro.

Più recentemente (2010-13) la ricerca ha riguardato la crisi finanziaria dell’Eurozona, con numerose pubblicazioni scientifiche e interventi nel dibattito pubblico; l’analisi dei modelli eterodossi di crescita economica, al riguardo si sta curando un numero speciale di Review of Political Economy che conterrà, fra l’altro, un importante inedito di Garegnani.